martedì 10 febbraio 2009
Anzi no, da oggi! - 3
Giornata nera per la Repubblica
da La Repubblica del 07.02.09
di Stefano Rodotà
È una pessima giornata per la Repubblica. Siamo di fronte ad un conflitto costituzionale davvero senza precedenti.
E cioè ad un governo che sfida il Presidente della Repubblica che si era fatto fermo difensore delle ragioni della Costituzione e dei diritti fondamentali delle persone. La gravissima decisione del Governo di intervenire con un decreto nella vicenda di Eluana Englaro, dopo che Giorgio Napolitano aveva pubblicamente motivato le ragioni del suo dissenso, sovverte gli equilibri istituzionali, apre una fase in cui si va ben oltre quella "tirannia della maggioranza", di cui ci ha parlato in modo eloquente il liberale Alexis de Tocqueville, e si entra in una "terra incognita" dove la partita politica è dominata non dal senso dello Stato, ma dalla brutale volontà del presidente del Consiglio di offrire rassicurazioni agli esponenti di una potenza straniera a qualsiasi costo, anche quello dello sconvolgimento della stessa democrazia costituzionale.
È così, anche se una affermazione tanto netta può sembrare brutale. Con una sola mossa vengono colpiti molti bersagli. La Costituzione, unica carta dei valori democraticamente legittimata, vera "Bibbia laica", viene travolta per porre al suo posto un´etica di Stato attinta ai diktat delle gerarchie vaticane (non a un sentire diffuso nello stesso mondo cattolico, che alla vicenda di Eluana Englaro si è avvicinato con rispetto e pietà). La sovranità del Parlamento viene ulteriormente mortificata, perché ad esso si nega la prerogativa d´essere il luogo privilegiato per discutere e decidere quando si tratta di diritti fondamentali. L´autonomia della magistratura scompare nel momento in cui si cancellano le sue decisioni con un atto d´imperio, creando un precedente devastante per la sopravvivenza stessa di un brandello di Stato di diritto. I diritti fondamentali delle persone non sono più affidati alla garanzia della legge, ma alle pulsioni delle maggioranze.
Ma il bersaglio maggiore è proprio il Presidente della Repubblica, che mai come in questo momento incarna limpidamente la sua funzione di massimo garante della Costituzione. Ispirandosi al principio della "leale collaborazione" tra gli organi dello Stato, Giorgio Napolitano aveva nei giorni scorsi manifestato al governo le sue perplessità su un decreto che, rendendo impossibile l´esecuzione di una decisione della magistratura, si esponeva evidentemente al rischio dell´incostituzionalità. Quando è stato reso noto il possibile contenuto del decreto, che alcune contorsioni interpretative rendevano ancor più inaccettabile (la sentenza n. 334 del 2008 della Corte costituzionale ha chiarito che la competenza in materia spetta alla magistratura), il Presidente della Repubblica ha inviato una lettera al presidente del Consiglio per ribadire il suo punto di vista, con un atto di straordinaria trasparenza e responsabilità, reso necessario proprio dall´eccezionalità della situazione e dall´emozione con la quale viene seguita una vicenda così drammatica. Mai come in questo momento l´opinione pubblica ha bisogno di chiarezza, di comportamenti istituzionali immediatamente decifrabili, e non dell´eterno gioco dei sotterfugi, dei percorsi obliqui. Dopo la forzatura dell´atto di indirizzo del ministro Sacconi, rivelatosi privo di una pur minima base giuridica, diveniva ancor più evidente la necessità di seguire percorsi costituzionalmente impeccabili. La lettera di Napolitano è la testimonianza di un scrupolo istituzionale raro, di un rigore argomentativo al quale nessuno dovrebbe sottrarsi.
Nelle sue dichiarazioni, invece, il presidente del Consiglio rivela una distanza abissale dalla logica costituzionale, una concezione proprietaria della decretazione d´urgenza che, a suo dire, sarebbe completamente sottratta a qualsiasi valutazione da parte del Presidente della Repubblica. Tesi costituzionalmente non proponibile, come nella sua lettera aveva già chiarito il Presidente della Repubblica con indicazioni che Berlusconi volutamente ignora, passando addirittura alle minacce: dichiara, infatti, che, se non gli viene consentito di usare i decreti legge a suo piacimento, cambierà la Costituzione. Così, com´è sua collaudata abitudine, schiera se stesso e le sue troppo docili truppe per un nuovo e devastante assalto alla legalità, seguendo il suo collaudato copione plebiscitario che lo porta addirittura ad ignorare quali siano le procedure per la revisione costituzionale, visto che afferma che ritornerebbe "dal popolo a chiedere un cambiamento della Costituzione". Mai dichiarazione fu più rivelatrice di questa. La Costituzione non è la regola delle regole, ma un impaccio di cui ci si può tranquillamente liberare. La rottura costituzionale è dichiarata.
Così Berlusconi gioca il governo contro il Presidente della Repubblica e si prepara a rendere concreta un´altra minaccia. Visto che il Presidente della Repubblica ha già dichiarato che non firmerà un decreto "incostituzionale", porterà in Parlamento un disegno di legge sul testamento biologico da approvare in tre giorni. Così gioca il governo anche contro il Parlamento, esplicitamente declassato dal Principe a buca delle lettere, a luogo dove la sua volontà dev´essere ratificata senza discussione.
Si apre, dunque, una fase in cui al grande tema del morire con dignità si affianca quello, grandissimo, della difesa della Costituzione. Immediata, allora, diventa la responsabilità di tutte le forze politiche, degli organi istituzionali chiamati ad una pubblica assunzione della responsabilità loro propria, come ha già fatto, dimostrando senso dello Stato e della legalità, il Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Responsabilità tanto maggiore in quanto, sia pure attraverso il discutibile strumento dei sondaggi, l´opinione pubblica si è espressa, dichiarandosi per il 79% a favore del morire dignitoso di Eluana Englaro e addirittura per l´83% a favore di una Chiesa che parli alle coscienze e non pretenda di imporre la fede attraverso gli atti del legislatore. Torna qui alla memoria il diverso spirito dei cattolici democratici, che si coglie nelle parole dette da Aldo Moro al consiglio nazionale della Dc all´indomani della sconfitta nel referendum contro la legge sul divorzio, nel 1974, con le quali si metteva in guardia contro le forzature «con lo strumento della legge, con l´autorità del potere, al modo comune di intendere e disciplinare, in alcuni punti sensibili, i rapporti umani»; e si consigliava «di realizzare la difesa di principi e valori cristiani al di fuori delle istituzioni e delle leggi, e cioè nel vivo, aperto e disponibile tessuto della nostra vita sociale». Ma il limite all´intervento del legislatore non trova il suo fondamento solo in ragioni di opportunità. Ricordiamo le parole alte e forti con le quali si chiude l´articolo 32 della Costituzione, dedicato al fondamentale diritto alla salute, dunque al governo della propria vita: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». È proprio questo il caso di Eluana Englaro e di tutti coloro che vorranno liberamente decidere sul loro morire. Vi è un confine costituzionale che il legislatore non può varcare � né con decreti legge, né con altri strumenti normativi � oltre il quale compare la persona con la sua autonomia e la sua libertà.
Quei sondaggi, allora, sono un monito e una risorsa. Un monito alle forze politiche, che di quei cittadini dovrebbero essere consapevoli interlocutori. E si tratta di una risorsa che sono gli stessi cittadini a dover utilizzare, levando forte la voce perché la forzatura istituzionale non passi. Nessun dialogo, nessuna collaborazione politica possono svilupparsi in panorama disseminato da macerie istituzionali.
Anzi no, da oggi! - 2
di Gustavo Zagrebelsky
Viviamo un momento politico-costituzionale certamente particolare. Questo non è in discussione, sia presso i fautori, sia presso i detrattori del regime attuale. Non sarà fuori luogo precisare che, in questo contesto, la parola regime vale semplicemente a dire - secondo il significato neutro per cui si parla di regime liberale, democratico, autoritario, parlamentare, presidenziale, eccetera - "modo di reggimento politico" e non ha alcun significato valutativo, come ha invece quando ci si chiede, con intenti denigratori espliciti o impliciti, se in Italia c`è "il regime". Ma che tipo di regime? Questa è la domanda davvero interessante. Alla certezza-viviamo in "un" regime che ha suoi caratteri particolari - non si accompagna però una definizione che dia risposta a quella domanda. Sfugge il carattere fondamentale, il "principio" o (secondo l`immagine di Montesquieu) il ressort, molla o energia spirituale che lo fa vivere secondo la sua essenza. Un concetto semplice, una definizione illuminante, una parola penetrante, sarebbero invece importanti per afferrarne l`intima natura e per prendere posizione. Le definizioni, per la verità, non mancano, spesso fantasiose e suggestive. Anzi sovrabbondano, a dimostrazione che, forse, nessuna arriva al nocciolo, ma tutte gli girano intorno: autocrazia; signoria moderna; egoarchia; governo padronale o aziendale; dominio mediatico; grande seduzione; regime dell`unto del Signore; populismo o unzione del popolo; videocrazia; plutocrazia, governo demoscopico. Si potrebbe andare avanti. Si noterà che queste espressioni, a parte genericità ed esagerazioni, colgono (se li colgono) aspetti parziali e, soprattutto, sono legate a caratteri e proprietà personali di chi il regime attuale ha incarnato e tuttora incarna.
Anzi no, da oggi! - 1
Iniziamo a raccogliere le risposte...!
Giù le mani da quel corpo
di Natalia Aspesi
Oggi silenzio, ma domani...
Che branco di mascalzoni questi gentiluomini che si dicono laici
di Giuliano Ferrara
domenica 8 febbraio 2009
Un invito...
7 febbraio 2009
sabato 7 febbraio 2009
E questo sarebbe il testo...?
Ecco l'elaborato testo (da 'Repubblica') del dibattuto Decreto Legge.
A mio parere l'abitudine a legiferare solo con finalità di porre rimedio a problemi personali con la Legge (e non certo con i giudici...), induce il nostro Presidente del Consiglio a voler legiferare (contrariamente ai sui compiti istituzionali limitati al potere esecutivo...) su qualsiasi cosa gli passi per la testa, e sempre e comunque per casi specifici ed in perenne 'urgenza' ed affanno. Senza dedicarsi ad aspetti un po' meno legati alla contingenza quotidiana dei suoi problemi personali (o di quelli dei suoi amici), e più legati agli interessi di un gruppo un po' più esteso di persone...
Chessò, qualche problemino economico ce l'avremmo, no? O anche quello si risolve con un paio di decreti d'urgenza?
La risposta del Presidente del Consiglio, 06 febbraio (pomeriggio)
Sulla situazione di Eluana: "E' possibile vivere per due o tre giorni senza bere, quindi Eluana potrebbe sopravvivere, basta vedere cosa accaduto nel passato a Pannella".
Eluana è "una persona viva, che respira in modo autonomo, le cui cellule cerebrali sono vive e mandano anche segnali elettrici. Una persona che potrebbe anche avere un figlio. [...] E' in uno stato vegetativo che potrebbe anche variare, come diverse volte si è visto. [...] Non mi volevo sentire responsabile di un'omissione di soccorso per una persona in pericolo di vita".
Sulla lettera di Napolitano: "Non era possibile accettare questo intervento. Abbiamo deciso all'unanimità di approvare il D.L., di affermare con forza che il giudizio di necessità e urgenza è assicurato dalla Costituzione alla responsabilità del governo".
"Se il Capo dello Stato decidesse di caricarsi della responsabilità di una vita, e considerasse di non firmare il decreto [circostanza avvenuta da lì a poco, n.d.r.], inviteremo il Parlamento a riunirsi ad horas e approvare in 2-3 giorni una legge che anticipi la legge già all'esame delle Camere, che contiene questa norma".
"E' stata una innovazione quella che il capo dello Stato, a consiglio dei Ministri in corso, sia intervenuto anticipando una decisione del Cdm circa la sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza per un provvedimento".
"Non si può governare il Paese senza la decretazione d'urgenza. Sono assolutamente convinto che il paese è avanzato, ma con una sua architettura non adeguata ai tempi. Si può arrivare a una scrittura più chiara della Costituzione. Senza la possibilità di ricorrere a decreti legge, tornerei dal popolo a chiedere di cambiare la Costituzione e il governo".
La lettera di Napolitano del 06 febbraio (mattina)
"Signor Presidente, lei certamente comprenderà come io condivida le ansietà sue e del Governo rispetto ad una vicenda dolorosissima sul piano umano e quanto mai delicata sul piano istituzionale - scrive Napolitano -. Io non posso peraltro, nell'esercizio delle mie funzioni, farmi guidare da altro che un esame obiettivo della rispondenza o meno di un provvedimento legislativo di urgenza alle condizioni specifiche prescritte dalla Costituzione e ai principi da essa sanciti. I temi della disciplina della fine della vita, del testamento biologico e dei trattamenti di alimentazione e di idratazione meccanica sono da tempo all'attenzione dell'opinione pubblica, delle forze politiche e del Parlamento, specialmente da quando sono stati resi particolarmente acuti dal progresso delle tecniche mediche. Non è un caso se in ragione della loro complessità, dell'incidenza su diritti fondamentali della persona costituzionalmente garantiti e della diversità di posizioni che si sono manifestate - prosegue il capo dello Stato -, trasversalmente rispetto agli schieramenti politici, non si sia finora pervenuti a decisioni legislative integrative dell'ordinamento giuridico vigente. Già sotto questo profilo il ricorso al decreto legge, piuttosto che un rinnovato impegno del Parlamento ad adottare con legge ordinaria una disciplina organica, appare soluzione inappropriata".
"Devo inoltre rilevare che rispetto allo sviluppo della discussione parlamentare non è intervenuto nessun fatto nuovo che possa configurarsi come caso straordinario di necessità ed urgenza ai sensi dell'art. 77 della Costituzione se non l'impulso pur comprensibilmente suscitato dalla pubblicità e drammaticità di un singolo caso. Ma il fondamentale principio della distinzione e del reciproco rispetto tra poteri e organi dello Stato non consente di disattendere la soluzione che per esso è stata individuata da una decisione giudiziaria definitiva sulla base dei principi, anche costituzionali, desumibili dall'ordinamento giuridico vigente".
"Desta inoltre gravi perplessità l'adozione di una disciplina dichiaratamente provvisoria e a tempo indeterminato, delle modalità di tutela di diritti della persona costituzionalmente garantiti dal combinato disposto degli articoli 3, 13 e 32 della Costituzione: disciplina altresì circoscritta alle persone che non siano più in grado di manifestare la propria volontà in ordine ad atti costrittivi di disposizione del loro corpo".
"Ricordo infine che il potere del Presidente della Repubblica di rifiutare la sottoscrizione di provvedimenti di urgenza manifestamente privi dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza previsti dall'art. 77 della Costituzione o per altro verso manifestamente lesivi di norme e principi costituzionali discende dalla natura della funzione di garanzia istituzionale che la Costituzione assegna al Capo dello Stato - aggiunge - ed è confermata da più precedenti consistenti sia in formali dinieghi di emanazione di decreti legge sia in espresse dichiarazioni di principio di miei predecessori. Confido che una pacata considerazione delle ragioni da me indicate in questa lettera valga ad evitare un contrasto formale in materia di decretazione di urgenza che finora ci siamo congiuntamente adoperati per evitare".
Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana.
Perchè Alberto Sordi
Ovviamente, è lo stesso Nanni Moretti che pronuncia la frase, in 'Ecce Bombo' (1978). Mi dispiace che questa frase abbia, da quel momento lì, deteriorato sino alla fine i rapporti tra i due, creando anche momenti di forte imbarazzo (una premiazione ai Donatello, ricordo...).
Ma è pacifico che Moretti non volesse certo colpire la 'persona' dell'Albertone, bensì la tipologia di personaggio da lui creato (infatti parla di 'film' di Alberto Sordi...).
E in questo, l'Albertone credo sia stato unico. In lui l'Italiano 'vero' (distante anni luce dalla lettura sanremese di totocotugno...), attraverso una visione prismatica creata film dopo film, dagli anni 50 agli anni 90, è stato rappresentato in tutte le sue accezioni, da guitto a piccolo eroe borghese, da lavativo ad antipatico per eccellenza, ma sempre con le sue piccole e grandi piccolezze, furberie, idiosincrasie... Ecco, penso che ciò che rende Alberto Sordi unico, sia non solo la 'antipatia' e la assoluta contrarietà al (falso e retorico) 'buonismo' con cui noi italiani tendiamo a far fronte ai nostri limiti e difetti, ma anche e soprattutto la 'scala' nella quale li presenta, una dimensione sempre piccola, microscopica, in miniatura, che parte dalla propria stanza per arrivare al massimo sino all'uscio di casa. Dandoci finalmente la possibilità di vedere, sotto i nostri occhi, quanto piccola è la dimensione del nostro pensiero, del nostro formicaio. E' in questa scala che si vede, allora, quanto la nostra intelligenza diventi gretta e patetica 'furberia', quanto il nostro coraggio diventi immane 'incoscienza' o puro concetto mafioso in termini di 'onore', quanto i nostri sentimenti diventino becero 'pietismo', quanto il nostro orgoglio diventi ignoranza, disprezzo, razzismo.
Ecco perché ci meritiamo Alberto Sordi: lo vediamo giorno dopo giorno.
La civiltà delle Iene - 1
1 - la straordinaria facilità con cui, in un comune della provincia romana, è possibile farsi avere un 'pass' per persone disabili per la circolazione full-time in ZTL, corsie preferenziali, parcheggio gratuito in zona blu e, ovviamente, in zona riservata disabili. Il 'servizio full-optional' ovviamente comprende anche falsi referti medici, esami radiografici "guidati" (!?) e, magia delle magie, il fornire soggetti residenti compiacenti che possano fare da 'base' per l'elezione (fittizia) di residenza in quel comune, imprescindibile per il conferimento del tagliando (rilasciato 'lì' ma valido in tutta Italia...). Costo? Solo 3.000,00 euri. Una vera e propria associazione a delinquere, ma anche un vero 'affare'... Stiamo a vedere se questo simpatico signore (un medico di una ASL di detto comune) avrà qualcosa da dire, oltre alla 'Iena', anche alle Forze dell'Ordine che si spera si rechino subito a fargli un'intervista. Complimenti, un vero 'albertosordi'...
venerdì 6 febbraio 2009
A futura memoria
A futura memoria.
QUEL CORPO CONTESO
Repubblica — 04 febbraio 2009 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA
Quante parole si sono consumate. "Rispetto", per esempio. Consumata, abusata. "Rispetto, ma...". E poi Vita, e Morte. Come si chiamerà l' assassinio quando si sia chiamata "mano assassina" quella di un medico, di un infermiere? Come si chiamerà la pena di morte quando si sia dichiarata "condanna a morte" la possibilità di lasciare riposare in pace una esistenza irreparabilmente spezzata? Che vocabolario si potrà condividere quando si siano chiamati "volontari di morte" uomini e donne che per professione e vocazione salvano e curano vite fin oltre la ragionevole speranza? Non si illudano, coloro che si sentono difensori della Vita, e hanno proclamato gli altri adepti della Morte. Non è stato questo il punto, non lo è, non lo sarà. C' è una scelta che vuole sequestrare le persone a se stesse, e una che le vuole lasciare responsabili di sé. Chi ha sostenuto il signor Englaro in tanti anni non ha voluto altro che questo. Che fosse riconosciuto che nessuno avrebbe potuto decidere meglio di lui e di sua moglie, che ricordano e immaginano la volontà della loro figlia, finché ebbe una volontà. Qui corre la differenza che vorrebbe lacerare la coscienza di un paese. Da una parte, rispetto vero e vero affetto per qualunque esito si voglia per sé e per i propri cari - un' assistenza a oltranza, senza alcuna riserva e alcuna scadenza, o la rinuncia e la fine. Dall' altra, in nome di un' assolutezza, l' imposizione di una via forzata, a costo del trafugamento dei corpi e del sequestro delle persone. Al costo di trasformare un acquisto della cura - la nutrizione artificiale - in alimentazione forzata per volontà di Dio e legge dello Stato. I cittadini italiani che stanno dalla parte di Beppino Englaro sono tanti, incomparabilmente più numerosi di quelli che si raccolgono a gridare "assassini" al passaggio di un' ambulanza, o di quell' uno che si concede la bravata di sdraiarsi sul cofano dell' ambulanza. Non basterebbe questo, non basta essere maggioranza, e stragrande maggioranza, per stare dalla parte buona. E c' è sia in loro che negli altri rispetto vero, affetto e compassione veri. Quello che decide è l' immedesimazione nella vicenda di quella famiglia. Che cosa vorrei per me, che cosa vorrei per le persone che amo? E qualunque risposta particolare dia a questa domanda, c' è una cosa che non posso volere: che altri, autorità di ogni rango, ministri dello Stato e della Chiesa e della Scienza, mi esproprino della mia libertà di vivere e di morire. È perfino buffo che si deprechi la presunta sfrenatezza "individualista" di questa strenua volontà. Non si vive soli, e sarebbe piuttosto il sequestro di una legge o di un macchinario a far morire soli. Il chiasso delle convinzioni assolute e delle invasioni dei corpi non impedisce di avvertire questa nuova consapevolezza. La politica ci arriva tardissimo e malissimo, persuasa com' è stata per antica tradizione che la propria lussuosa competenza sia l' incompetenza, e che bazzecole come nascita e morte, malattia e dolore fossero affari di preti e di medici, o tutt' al più di radicali. Ma è questo uno degli ambiti in cui le persone sono molto più avanti: perché le persone si ammalano, conoscono l' odore degli ospedali, si improvvisano infermieri, sanno che cosa vuol dire diventare così vecchi, si stringono, ragazzi coi motorini, nell' anticamera di una rianimazione in cui uno di loro sta fra la morte e la vita, e quale vita. Principi della Chiesa rincarano le loro incrollabili prescrizioni. Ma anche il loro vocabolario scricchiola. "Eutanasia", ha ripetuto Benedetto XVI domenica, "falsa risposta alla sofferenza". Forse non intendeva rispondergli il presidente della Repubblica, quando ha detto asciuttamente che nella vicissitudine di Eluana non si tratta di eutanasia. Non è eutanasia. È l' interruzione di una cura non voluta - diciassette anni dopo! - lecita e buona quanto la prosecuzione di una cura voluta. Ci sono anche altri segni, nella lingua. Non conosco il presidente della Camera, e l' idea che me ne sono fatto negli anni derivava anche da certi suoi tic retorici: «Non v' ha dubbio alcuno che...», «Di tutta evidenza...». Ieri ha detto di aver solo dubbi, e nel dubbio di affidarsi ai primi responsabili: «Personalmente ho solo dubbi, uno su tutti: dov' è il confine tra un essere vivente e un vegetale? Penso che solo i genitori di Eluana abbiano il diritto di fornire una risposta. E avverto il dovere di rispettarla». C' è un bellissimo pensiero, forse il più umano dei pensieri, nel discorso che il Papa ha voluto dedicare domenica all' ennesima condanna dell' eutanasia. «Nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio». Un pensiero così bello, la ribellione alla dilapidazione delle lacrime non asciugate, non viste, non ascoltate che bagnano la terra, ha tuttavia santificato in passato e vorrebbe giustificare ancora una rassegnazione alla sofferenza. Rifiutare il dolore, curarlo, lenirlo, ridurne l' aggressione alla dignità dei corpi e delle menti, è un compito decisivo. Non basterà a cancellare la sofferenza dalla condizione umana: quella sofferenza che, anche senza cercarne il riscatto in un Dio, vissuta da ciascuno e da ciascuno immaginata, permette agli umani di sentirsi prossimi e fraterni. È questa solidarietà il senso della nostra sofferenza. Oceani di lacrime inondano la terra. Se non c' è un Dio a raccoglierle, e tanto meno ad amarle come un sacrificio umano a lui offerto, ciascuno di noi può prendersene una parte. Nei prossimi giorni si vorrà inscenare l' impressionante gara di angeli e demoni che si contendono il corpo di Eluana, come in un Trionfo della Morte del medioevo contemporaneo, che vuole celebrare nell' aldiquà il suo giudizio universale. Sceso dal suo viaggio di accompagnamento di Eluana, l' Eluana com' è oggi, non quella delle fotografie, il primario di anestesia udinese ha detto parole toccanti: «Sono profondamente devastato come uomo, come padre, come medico e come cittadino. Tutta la società civile dovrebbe riflettere sullo scollamento tra il sentire sociale e la posizione della politica e della chiesa sul tema della vita vegetale». Il Parlamento andrà avanti a discutere di una legge sulla fine della vita, che vorrà forse sfidare la libertà e la volontà della grande maggioranza dei cittadini, costringendoli vita natural durante, e anzi innaturale, alla alimentazione forzata. Se avvenisse, la legge colmerebbe un vuoto con un pieno assai peggiore. - ADRIANO SOFRI6 febbraio 2009
Oggi non c'è la tranquillità necessaria per scriverci su.
Oggi c'è Eluana..., e c'è il Governo. E' di non più di un'ora fa la notizia del decreto 'salva (?) - Eluana'. Ecco, cosa ci meritiamo: il peggio. Addirittura Fini è riuscito a dire (anche nei giorni scorsi) qualcosa di non banale. Complimenti. Propongo una cosa: fonti 'ufficiali' hanno negato il contatto telefonico tra Santa Sede (Tettamanzi?) e il Capo del Governo (che, prometto, non pronuncerò mai). Ecco: suggerirei di utilizzare un'intercettazione telefonica, per verificare la notizia... O è segreto di stato?
Io sono laico, e mi ritengo ben più 'caritatevole' di qualsiasi cattolico. Non fosse altro che per non voler 'convertire' nessuno e rispettare le scelte di tutti, e di ciascuno.
Mi fa schifo la violenza di questi giorni, e spero davvero che questa storia finisca presto, così come è già finita 17 anni fa...
Proporrei la data di oggi (giorno anche di un'altra inaudita violenza sul corpo e sull'anima dell'uomo (della donna), quale l'infibulazione) come il giorno di commemorazione del principio della laicità dello stato e della non ingerenza della Chiesa nella vita politica.
Domani chissà, ma oggi c'è da incazzarsi, anche con le lacrime agli occhi...